domenica 12 gennaio 2014

Soul Eater


Casomai non lo sappiate, la mia è proprio una vita di merda. Oddio, non c'è da essere così drastici, ma diciamo che se ogni tanto mi lamentucchio ho i miei motivi. Molti sostengono che è per questo motivo che a venti e passa anni guardo ancora i cartoni a imati, ma io preferisco dire che sono un undicenne con dodici anni d'esperienza. Senza contare che in un mondo di laureati disoccupati che pensano solo a giocare ai Pokémon, io sono forse uno degli ultimi che va criticato, quindi nun scassat a' minchia!
Rimane però il fatto che la vita cacchina rimane, e di conseguenza ogni tanto ho bisogno di rilassarmi. Il che non vuol dire staccare il cervello, quanto pensare meno delle altre volte. Non confondiamo il rilassarsi con l'imbalsamarsi, che è ben diverso. Insomma, ogni tanto si ha bisogno di un bello shonen che parli di amicizia, valori sani e via dicendo. E soprattutto, di molte mazzate!
La Shibusen è una scuola dove si insegna ai ragazzi che prendo parte alle lezioni come estirpare le anime dei demoni che minacciano la pace del mondo. Seguiamo così le imprese dei maestri d'armi Maka e Black Star  e delle loro armi Soul e Tsubaki (ai quali si aggiungerà Dead the Kid, figlio del fondatore della Shibusen, Shinigami, con le sua armi, le sorelle Thompson). Un piccolo, grande trio che si farà in quattro [ahahah!] quando la strega Medusa risveglierà il kishin Ashura, un essere demoniaco imprigionato secoli prima proprio da Shinigami, in grado di far sprofondare il mondo nella follia.
Tutto inizia con tre episodi che sono attui a presentare i tre protagonisti principali insieme alle rispettive armi. Tre piccoli episodi molto umoristici e divertenti che mi hanno fatto iniziare la visione con la convinzione di vedere tutt'altro, perché a quel punto io mi ero aspettato una serie ironica. Poi vabbeh, arriva la parte 'seria' della serie [che gioco di parole orribile...] che ti fa immergere in un mondo strano, assurdo e con qualche colpo di scena davvero notevole, accompagnato inoltre da delle trovate visive davvero eccezionali e particolari.
Ecco, la prima sensazione è stata che questo Soul Eater è una serie davvero, davvero discontinua.
E' uno shonen, un anime per ragazzi incentrato sui combattimenti e su una trama accessibile ai più, eppure nonostante tutto ha pure delle pretese abbastanza altine. Ci sono dei momenti onirici davvero riusciti, ma che però stonano con quella che è la sua (legittima) natura cazzona, finendo per non essere, alla fine, né carne né pesce. Ed proprio questa incapacità di classificarlo che rende la visione abbastanza straniante in più punti, proprio per via dei continui cambi di registro che sembrano delle svolte involontarie che altro.
Perché, sinceramente, il tratto così tondeggiante e certe trovate visive davvero degne di nota mi alzano il livello, ma tutto però deve appartenere a una certa coerenza di base. Se dal nulla tiri fuori delle pretese pseudo filosofeggianti e non le concludi, tradisci la tua natura di shonen e una certa coerenza che dovrebbe esserci di base in tutte le cose.
Il che è un peccato, perché il lavoro sull'atmosfera e sull'ambientazione è davvero eccezionale, e ammetto che pur ritenendomi uno spettatore 'navigato' certe svolte mi hanno davvero stupefatto. E si tratta anche di piccoli particolari, come la luna che ride o il sole che sbadiglia, fino alla visione degli equipaggiamenti degli altri personaggi  principali o secondari che siano.
Pochi appunti da fare sulla trama che, e nella prima parte mostra le dovute ingenuità del genere, nella seconda sviluppa degli archi narrativi fin troppo complessi che si risolvono con situazioni fin troppo assurde [la città semovente...] e una resa dei conti finale fin troppo semplicistica.
Il versante tecnico invece credo sia una delle cose migliori che io abbia mai visto. O almeno, migliore se contiamo che è una serie che conta cinquantuno episodi. I combattimenti sono fluidi e non si nota mia un risparmio fin troppo fastidioso nelle animazioni, che rimangono tutte su un ottimo livello - la scena del risveglio del Kishin, ad esempio, è qualcosa di davvero sublime.
Per il resto rimane davvero poco da dire. La sufficienza la merita e offre di sicuro qualche ora di divertimento leggero ma mai troppo poco intelligente, anche se una maggiore coerenza avrebbe giovato di sicuro.

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